Volevo essere una stella
In un giorno di Ferragosto, sono diventato una stella.
Milano, Ferragosto, mezzogiorno. 40 gradi all’ombra con il sole che spacca le pietre e perfino i rettili che si nascondono fra le pieghe della terra. Tra i cantici delle zanzare, il sudore trasforma i pochi abitanti rimasti in guitte anguille e l’immobilismo dell’estate è rotto solo dai miraggi che, evaporanti da un grigio fiume di strade ormai liquefatte, tremolano la vista. Non un anelito di vento si muove e scivolo sotto i torridi torrenti della nostra stella. Tra i riverberi abbacinanti dell’estate, mi spiego per lasciare il segno in un cemento così caldo, da essere ormai diventato fresco. Alzo gli occhi, guardo il cielo, ed è…
NERO
La pece mi cola sugli occhi avviluppandomi in un mare di ombre. 40 gradi all’ombra. Prendo fuoco. Divento alba.
Un bambino di un’altra specie a migliaia di chilometri luce da noi, alza un tentacolo e dice:
“Guarda mamma, c’è una nuova stella nel cielo!”
Distante e morente.
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Image: Starry Night by Maurice Sapiro