Acquerùgiola
Treccani - Acquerùgiola s. f. (der. di acqua) – Pioggerella, pioggia minuta e lenta: un’a. fine che penetrava nella pelle; un’a. lenta, fredda, ostinata (Carducci).
Questa è una parola che avevo scoperto lontano da casa: mi serviva per descrivere quella maledetta pioggerella che mi trafiggeva il viso mentre pedalavo in Olanda.
È una pioggia strana, fine, lenta lenta, così minuta da sembrare nebbia. Ma è pioggia. Quella pioggia che non ha la soddisfazione della tempesta, solo lo sbattimento del tutto bagnato: le panchine, i vestiti, il sole, il viso, la strada che diventa sdruccevole.
In Olanda, la pioggia è comune come la scighera a Milano; come mi disse un dutch: “There is always a next cloud”. E l’acquerugiola è la più comune di tutte le acque portate dal tagliente vento olandese. Può essere una tenue scrosciata di una singola nuvola d’estate, quella che ti rovina il barbeque, o la normalità dell’inverno. In un paese acquoso come quello è solitamente entrambe.
Ma mentre maledicevo nel freddo quella dannata acquerugiola, che con sottili spilli mi infilzava la carne lasciata scoperta da una sciarpa messa male o un guanto dimenticato, pensavo anche a quanto la lingua di casa mia sia dolce nel chiamare una pioggia così tediosa.
Loro infatti la chiamano – motregen – [ˈmɔtrexə(n)], con la loro tipica quanto terribile fricativa dorsale velare non sibilante: /x/.
Una parola che quando sentivo suonare tra i discorsi bagnati dalla pioggia, mi faceva sempre pensare allo spoglio paesaggio d’inverno che dovevo tagliare con la mia bicicletta.
Acquerugiola era una parola confortevole mentre mi ci perdevo dentro lontano da casa.