La crusca

Una disquisizione con la Crusca

Francesco ha deciso di aderire ad un movimento che:

“Nasce spontaneo, più asciutto delle sardine, meno livoroso dei cinque stelle.”

Nel manifesto viene sostenuto che:

“[…] non se ne può più della console war, non se ne puó più di tristi faide tra tristi individui che avvelenano i pozzi con fake news, spoiler e offese di ogni genere, lanciate tra forum, chat in diretta e tentativi di commenticidio vari. Siamo arrivati al punto di minacciare di morte gli sviluppatori, di swattare i nostri rivali in diretta, e tutto questo deve finire.”.

Francesco concorda e vorrebbe per di più aggiungere la sua: vaffanculo la Crusca: console war, fake news, spoiler, chat, forum, commenticidio e ultimo ma non meno importante anche se in inglese suona meglio: swattare.

Allora…

Forum si può dire perché è latino. Poi dato che Francesco li frequentava su internet, come gli antichi romani sa che lo spoiler non è solo l’alettone della Ferrari e che non si fà. Mos maiorum. Sì, lì e là stanno le poche eccezioni basta meno di un dì per impararle. Senza dimenticare il né. Fake news e chat ormai lo usano tutti quindi abbozza pure la Crusca. Anche perché dirlo in italiano non serve, dato che chi capisce il significato di chat, o forse fake news, capisce anche l’Inglese tendenzialmente. Quindi vive in un mondo globalizzato come internet, dato che gli serve parlarlo per trovare meme di qualità, tradurli, e freebootare. Commenticidio è un neologismo, gli diamo del discutibile, facciamo i fighetti, e passiamo oltre. Console war so cos’è ma quelli della Crusca no, quindi glielo devo spiegare come fossero mi’ nonna.

Ergo:

"Diatriba tra appasionati videoludopati su quale sia la playstation migliore."

Scusate ma per mia nonna “playstation” è un umbrella term che indica qualunque dispositivo (o device come negli annunci/advertimenti) attuo a giocare con il televisore.

Rimane swattare. Francesco trasalisce: sa di non essere più così giovane da sapere e cosa ancor più triste, capire, tutti i neologismi, ma stavolta chiamiamolo slang. Immagina c’entri la S.W.A.T. dato che sà l’inglese (ma non l’Italiano a quanto pare), e che si tratti di un gruppo di giocatori che si mette assieme per bullizarne un altro. Invecchiato, googla sperando in un urban dictionary italiano che vada oltre le differenze tra Roma Nord e Roma Sud. Che poi quelli de Roma nord so i milanesi imbruttiti venuti male: con l’ao tottiano al posto del figa.

Interviene la Treccani, la cazzo di Treccani:

Swattare – In elettrotecnica, fare in modo che la differenza di fase fra tensione e corrente, in un circuito a corrente alternata, sia di 90 gradi, condizione in cui la potenza media assorbita (potenza attiva) è nulla.

Ora… Va bene tutto… Ma Francesco ritiene improbabile che i ragazzini di oggi mettano la corrente dei rivali a 90°. Cerca quindi “swattare gaming” e scopre che non è poi così vecchio: sostanzialmente è quando si manda la vera squadra d’assalto con armi speciali nella vera casa dei rivali virtuali per fargli perdere la partita virtuale. C’è pure morto qualcuno nel mondo vero. Tutto bellissimo e i Rammstein vogliono vivere in America.

We’re all living in Amerika, Amerika ist wunderbar
Spero sia sufficientemente chiaro da che parte sto.

Ad ogni modo fanculo la Crusca, che swattare sì ma loggare no. E vi schedulate pure le inserzioni per dirlo. Petaloso chittesencula. I calchi sono brutti e il traduttese un mostro. Puri dobbiamo essere e l’esperanto lo ha dimostrato! Non funziona top-down… Tutti i linguisti che hanno studiato come Francesco, sanno che se anche un giorno ci svegliassimo sapendo la stessa lingua, nel giro di poche generazioni i localismi porteranno alla caduta di Babilonia! Pidgin, Pidgeotto e Pigeot. Tutto vero se non fosse che mi stai leggendo attraverso una cosa che se ne sbatte di dove sei e forse vi dovreste aggiornare il Pokédex. Dinosauri digevolvete. L’esperanto facciamolo dal basso. Spero vi stia facendo divertire questo post, che è latino quindi va bene, ma soprattutto che conosciate lo spelling di tutti i pokémon

Che poi qualcuno risponda a Francesco con qualcosa di diverso dall’ipse dixit su questo: perché non si può dire qualcosa di un po banale senza essere assaliti? E quando qual’è la risposta, che è molto più intuitivo di quanto si pensi, è comunque sbagliata? Perché nel caso si voglia usare qual si voglia perifrasi, quella è una parola, ma nel caso del nostro poco parlare, ennò quella è solo un po’ elisa, giusto un , che sarebbe molto più comodo quando scrivi al computatore ma comunque sbagliato. Perché? Ipse dixit. Che poi, li mortacci loro, mi cascano sul ma però cosa?

Scusate il livore contro la Crusca ma settimana scorsa a Francesco non andava il braccio e ha dovuto sfogare il suo dolore, che diventa rabbia come dice Yoda, nelle parole.

https://www.youtube.com/watch?v=So3Jo8FAGy4
Dopo tanti anni, ancora mi chiedo chi sia il miglior attore di questa scena: Hayden Christensen o la CGI?

Le ha pensate tutte mentre faceva gli esercizi, ora riesce a lavorare e va tutto bene. Come scrivono i bambini sconfiggendo il covid. Che non si merita maiuscole. Per rovinarsi il braccio a Francesco è bastato scoprire che non v’è bisogno di andare fino a Gerusalemme per incontrare il Muro del Pianto. Francesco fa sempre e solo l’esercizio più importante: stare sdraiato per un quarto d’ora con le gambe legate per terra. È un’esperienza che ha rinominato: “Il Cristo del Mantegna”. Quello con i piedoni.

Andrea Mantegna, tempera su tela, 1475-1478 circa. Attualmente conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.

Se Francesco avesse una ragazza farebbe battute sul bondage e sul legarsi da solo; se la sua ragazza provasse a fargli un pompino nel mentre, riceverebbe solo un occhio nero. Francesco ha gli spasmi negli orgasmi, non fa ridere e non vuole ferire nessuno. Infatti è single e non è suo padre, Darth Veder. Francesco pensa che le amiche di lei potrebbero pensare che lui è una persona violenta fisicamente, anche se lui in realtà lo è solo psichicamente, e pensa anche a situazioni più tristi, in cui le amiche pensano invece sia normale picchiare la propria ragazza, volendolo.

Lana Sutra di Erik Ravelo

Francesco rimembra quel quel servizio con l’ambulanza in cui provò a dare ad una donna il numero di un centro antiviolenza. Ci ha provato con tutta la sua magra psicologia e pomposa quanto fleshosa uniforme, sapendo di fallire. Perché parlando vide nel nulla degli occhi delle persone con cui interagiva, la sua stessa, identica, coazione al dolore. Provò a convincere anche l’amica che accompagnava la vittima in ospedale ma tutto quello sapeva di già visto e banale, per loro. Scontato, come al LIDL. Lì dove vendono i tentativi di Francesco andati a male.

Francesco ha combinato tutti i pensieri che ha durante i suoi esercizi, mentre è a peso morto sul duro come il Cristo del Mantegna, in questa singola narrazione, perché è abbastanza giovane da capire, adesso, i limiti di carattere del condividere e dei post, termine che usa con la semantica inglese as before e ringrazia sempre la Treccani ed altri suoi amati siti, per tenere memoria di cosa significhino le parole, e da dove vengano come gli etimi. Nessuna paretimolgia miei cari traduttori traditori.

Mentre Francesco faceva gli esercizi, è capitato che pensasse ad una vecchia lezione di Storia della Psicologia. Quando Francesco fa gli esercizi e non ci sono gli inquilini, Francesco piange. Durante la lezione ci si chiedeva: quando un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore? Francesco ripensa all’insegnamento più profondo che ne aveva tratto: il fatto che è una domanda senza risposta ma che provare a risponderle ci aiuta a capire il mondo. Francesco ripensandoci quando fa gli esercizi, la riparafrasa trovando una risposta. Se un uomo, no, una persona che è gender neutral, piange sapendo di non essere ascoltato, Francesco sottolinea che questa è una situazione ben più terribile di quella di cosmonaut* pers* nello spazio profondo e che piangono perché hanno ancora speranza di essere trovat*, una persona del genere, che piange sapendo di non poter essere sentita, o peggio ascoltata, sta veramente piangendo? No. Perché piangere è un atto comunicativo e se piangi sapendo di non essere ascoltato. Basta leggere.

Francesco trova il rigarsi da solo il viso con il liquido di fuoco che esce dagli occhi, liberatorio.

Francesco, mentre si esercita, riflette con Epitetto e che non bisogna lamentarsi delle cose su cui non si ha potere. Francesco pensa anche a quanto è bravo a ripafrasare in modo violento. Questa è una verità che non gli nega perfino il suo analista che lo vuole aiutare. Ricorda quando i dottori, che spesso non sono medici, gli dicono di riallenare i circuiti. Francesco capisce che deve reimparare a camminare a trent’anni e sa di non averne voglia: tanto il suo corpo se lo dimenticherà per lui comunque. Francesco torna a casa, ascolta Zucchero come nella pubblicità della Mellin e pensa a suo padre che non gli ha insegnato a camminare. State tranquilli con le metafore non mento mai, altrimenti non le userei. Così potenti…

Francesco quando scrive è sempre onesto, quando parla mai ma solo perché è un persona dissociata, ed è bravissimo a mentire. Francesco deve specificare i suoi sempre.

Francesco fa sempre, ma solo sì, gli esercizi, ogni volta che ha sufficiente coraggio per farlo, che non vuol dire ogni giorno, ma è il massimo del suo sempre. Francesco sa che il suo meglio non basta. Deve capire che soffrire va bene ma che almeno sia propedeutico. E per lo meno mangiare. Francesco quando fa gli esercizi va nell’iperuranio e torna indietro senza sapere dove sono le sue mani ma stando fermo. Brucia. Francesco ha paura. La prima parola che gli ha detto sua nonna quando ha visto Francesco, era andato a fare condoglianze per il cane morto di cancro, è stata:

“Codardo”.

Francesco sa che ha ragione, infatti non ha il coraggio di dirle che sta male come suo figlio: rovinato dal male. Francesco non era mai stato codardo nella sua vita ed ora non si riconosce allo specchio. A volte neanche uno puoco.

Francesco è sollevato dal sapere che il cane non è stato soppresso, è morto nel sonno sognando. Dolce.

La fisioterapista dice a Francesco che dovrebbe mangiare meglio, Francesco potrebbe spiegare in modo chiaro alla sua fisioterapista che non mangia, ma crede che quello sia ambito del suo analista. Per spiegarsi, Francesco potrebbe citare quel giorno, non troppo rado, in cui alle 10.30 era a stomaco vuoto, non aveva fame e doveva mangiare. Pur di costringersi a mangiare, Francesco si è messo a mangiare una crosta di grana per aprirsi la pancia e ha successivamente mangiato una pasta. Francesco precisa che erano le 22.30 di sera, non aveva fatto: colazione, pranzo, merenda, aperitivo, cena, ma aveva lavorato 8 ore. Non aveva fame, croste di formaggio. La depressione chiude lo stomaco. La fisioterapista ha dato una dieta perfetta a Francesco: è così triste che mangiare diventa peggio che digiunare. Così triste che Francesco ha dovuto chiedere: “Ma come si mangia la crusca cruda?”.

La fisioterapista dice a Francesco di non abbattersi se non riesce a fare gli esercizi. Francesco sa che è colpa sua se sta male se non fa gli esercizi, su questo ha potere.

Francesco vi lascia con una parola che lo descrive, se non la conoscete non la googolate, e se lo fate usate la Treccani in particolare:

Pròdronomo.

Post Scriptum
Se becco a quelli della Crusca: vi swatto il paiolo a 90.

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