Colazione
Un pensiero per la colazione, con i Kellogg’s, la nonna, un ricordo e la scena di un film.
Oggi Francesco ha fatto colazione con i Kellogg’s.
Poi gli è venuta in mente la scena di un film, questa:
Francesco li ritiene gli 80 secondi più tristi della storia del cinema, trovati in un film lungo oltre due ore. Con poche parole riesce a descrivere perfettamente a cosa si pensa quando si muore, e non si ha più futuro: al passato.
Si crede sempre che quando si ripensa al passato, in quei momenti, morenti, ci si ricordi sempre delle grandi cose che abbiamo fatto, i nostri fallimenti, i nostri successi, le vite che abbiamo incontrato, le gesta e le scelte che abbiamo fatto. Non è vero.
Quando si sta per morire si ripensa invece alle piccole sensazioni di quei momenti che abbiamo vissuto nella nostra vita, e un frammento dell’universo è rimasto incagliato nel nostro io: una luce particolare in una mattina d’estate, il sapore dolce dell’acqua tenuta nella terracotta, e fresca, un odore nuovo incontrato in giardino, il naso nella neve, un ricordo che ci riporta lì, esattamente lì, in quel momento passato, vissuto, e che ci ha insegnato che cos’è la Poesia. E che è di questo mondo.
Oggi Francesco ha fatto colazione con i Kellogg’s, si è ricordato di quando era bambino e la colazione la faceva al mare con la nonna. Solo la nonna gli comprava i Kellogg’s per colazione.
Ora Francesco non può più andare al mare. Muore. Brucia
— Testo originale dell’estratto:
Dear diary, I’m afraid I’m gravely ill. It is perhaps times like these that one reflects on things past. An article of clothing from when I was young. A green jacket. I walk with my father. A game we once played. Pretend we’re faeries. I’m a girl faerie. My name is Laura Lee. And you’re a boy faerie. Your name is Tita Lee. Pretend, when we’re faeries we fight each other, and I say “Stop hitting me I’ll die!” And you hit me again and I say, “Now I have to die.” And then you say, “But I’ll miss you.” And I say, “But I have to. And you’ll have to wait a million years to see me again. And I’ll be put in a box, and all I’ll need is a tiny glass of water and lots of tiny pieces of pizza and the box will have wings like an airplane.” And you’ll ask, “Where will it take you?” “Home.” I say.
— Traduzione:
Caro diaro, temo di essere gravemente malata. È forse in momenti come questi che uno riflette sulle cose del passato. Un vestito di quando ero piccola. Una giacca verde. Una camminata con mio padre. Un gioco a cui giocammo una volta. Facciamo finta che siamo fate! Io sono una fata femmina, Mi chiamo Rìrì. E tu sei un fato maschio. Il tuo nome è Birì. Facciamo finta, quando siamo fate combattiamo, e io dico “smettila di colpirmi o morirò”. E tu mi colpisco ancora e io dico “adesso devo morire”. e allora tu dici “ma mi mancherai”. E io dico “ma devo e tu dovrai aspettare un milione di anni per vedermi di nuovo. E sarò messa in una scatola, e tutto quello di cui avrò bisogno sarà un piccolo bicchiere d’acqua e un sacco di piccoli pezzi di pizza e la scatola ha le ali come gli aereoplani. E tu chiederai “dove ti porterà”. A casa rispondo.